di Vittorio Lussana
In alcune scuole medie della capitale è stata inserita la materia Educazione sessuoaffettiva. Un progetto educativo voluto dal Comune di Roma e organizzato selezionando almeno una scuola per Municipio. Puntualmente, sono giunte una serie di missive e di attacchi pubblici da parte di svariate forze politiche reazionarie, associazioni Provita e altri gruppi di moralisti incalliti. Lettere e dichiarazioni a cui il Comune ha dovuto, giocoforza, rispondere.
“Roma Capitale”, si legge in una lettera a firma dell’assessore alla Scuola del Comune di Roma, Claudia Pratelli, controfirmata anche dagli assessori alle Politiche educative dei vari Municipi coinvolti, “pur consapevole che sarebbe necessario un intervento nazionale, intende fare la sua parte e rispondere alla crescente domanda di supporto su questi aspetti, che viene dai giovani, dalle scuole e dalle famiglie, in una fase della crescita dei ragazzi e delle ragazze in cui si sviluppano competenze emotive e sociali, fondamentali nella relazione con sé e con l’altro”.
Nei Municipi, in particolare, sono arrivate numerose lettere di protesta da parte dell’organizzazione ultra-cattolica: Militia Christi. Missive che chiedono l’abbandono immediato del progetto, poiché basato su “modelli e comportamenti in totale contrasto con l’autentica realizzazione personale e socio-affettiva”, i quali “si fondano sull’accettazione della propria identità sessuale”. Un’identità basata, secondo Militia Christi, esclusivamente sul binomio maschio-femmina e “su rapporti permanenti, come i matrimoni”.
Una richiesta del genere è equiparabile alla pretesa di voler rinunciare allo studio della geometria piana: l’area del rettangolo può anche bastare. E l’area del triangolo potrebbe rappresentare un avanzamento pericoloso, che rischia di trasformare i giovani romani in una massa informe di sorcini impazziti che si saltano addosso tra loro, ascoltando l’omonima hit di Renato Zero.
La missiva di Militia Christi, insomma, è quantomeno anacronistica. La dimostrazione palese di una paurosa mancanza di strumenti nell’affrontare problematiche come l’omofobia, la sessuofobia, la violenza di genere e gli stessi rapporti uomo-donna che si afferma di voler tutelare. Perché, ovviamente, abbandonare tutto all’improvvisazione segnala solamente come una parte del mondo cattolico intenda mantenere un sostanziale disinteresse alla materia, lasciando ogni questione esposta alla selvaggeria totale e ai tanti retaggi patriarcali che, ancora oggi, sussistono nelle famiglie italiane.
In ogni caso, l’assessore alla Scuola, Claudia Pratelli, nella lettera di risposta di Roma Capitale afferma: “In merito alla campagna di diffamazione avanzata in queste ore, intendiamo prendere parola per sgombrare il campo da ogni velleitario tentativo di mistificare e fare propaganda intorno al progetto ‘Educazione all’affettività e alle relazioni‘, promosso da Roma Capitale. Il progetto intende attivare, in piena trasparenza, un percorso di educazione all’affettività e alle relazioni nella delicata fase della preadolescenza, di promozione della cultura delle pari opportunità, della non violenza, della non discriminazione e del rispetto delle diversità, con il coinvolgimento della comunità educante. Un intervento che ha lo scopo manifesto di supportare la crescita sana dei ragazzi e delle ragazze, in un’ottica di consapevolezza di sé, delle proprie emozioni, del rispetto reciproco e della piena dignità, libertà e felicità di ciascuno/a”.
In pratica, si vogliono contrastare fenomeni degenerativi come il bullismo e il cyberbullismo, gli episodi di violenza contro le donne e le diverse forme di discriminazione basate sul genere e sull’orientamento sessuale. Una materia, tra l’altro, già presente in quasi tutti i Paesi europei e, addirittura, obbligatoria in 19 Stati-membri dell’Ue.
“Intendiamo quindi”, conclude la lettera di risposta di Roma Capitale, “da un lato confermare la volontà di supportare il progetto e, con esso, i ragazzi e le ragazze, le famiglie e l’intera comunità educante nel compito che, troppo spesso, sono chiamati ad affrontare da soli e senza strumenti, in una società sempre più complessa, tecnologica e competitiva; dall’altro, vogliamo diffidare chi, strumentalmente e sulla pelle dei ragazzi e delle ragazze, gioca una partita tutta ideologica, basata su blande e vuote accuse peraltro mai suffragate da prove e argomentazioni di merito”.
Niente male ‘sta Pratelli: questo lo dobbiamo dire. Ma sentiamo anche di dover aggiungere una spiritosa richiesta in romanesco per il ministro della Pubblica istruzione: “Gentile ministro Valditara, mettice ‘na pezza, va…”.
(4 febbraio 2025)
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