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La realtà è che non c’è un euro in cassa e l’economia è quasi ferma. Ma il refrain è: “Non sono ricattabile”

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di P.M.M.

Che sia incazzata nera fa parte del carattere fumantino della persona, si nota. Si scalda con un nonnulla, cerca di trasmettere calma e pacatezza ma le sfugge il muscoletto, l’ironia si trasforma in sarcasmo, l’indignazione è quasi incontrollabile, ma nonostante questo la sua comunicazione funziona, e lei lo sa (anche se non sa fino a quando, dunque carpe diem), dunque si rivolge direttamente in video ai suoi e all’Italia tutta dando la sua versione dei fatti. Ampliamente edulcorata, rimaneggiata, ad uso circo Melonia.

Ma i fatti sono altri, e non staremo ad elencarli qui perché potete sbizzarrirvi con i link più in basso. Certamente le cose non stanno proprio come la presidente del Consiglio c’ha raccontato nella giornata del 29 gennaio: l’avviso di garanzia non è un’avviso di garanzia, ma qualcos’altro (e trovate diversi articoli in proposito al link precedente); l’avvocato Luigi Li Gotti che ha fatto partire la denuncia non è di sinistra, ma è un uomo di destrea che più di destra non si può; non ha nessun rapporto con Prodi dal 2008 e via inesattezze. Tutto pur di evitare spiegazioni sull’affare Almasri del quale nessuno vuole parlare se non nella maniera che ritiene più opportuna: tacendo la verità.

Dopo una lunga opposizione dove Meloni ha attaccato tutto e tutti ora vi tocca leggere cosa diceva dell’Arabia Saudita e di Bin Salman (in basso). Era il 2019 e gridava paonazza contro qualsiasi cosa.

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Pubblicato da Giorgia Meloni su Mercoledì 2 gennaio 2019

Poi c’è qualcosa che nessuno dice, e che Meloni si guarda bene dal ricordare: venne la campagna elettorale, le uscite contro le accise (disse a Renzi: “Dato che è tanto amico di Bin Salman gli chieda di abbassare il prezzo della benzina”, come se le accise dipendessero dai sauditi e non dai nostri governi, tutti); il video al distributore di benzina ha fatto ridere mezza Italia ed è ancora dove stava, ma lei è favolosa: “Da allora il mondo è cambiato”; vennero poi le elezioni, la vittoria di Meloni e del suo partito grazie a quel 25% di elettorato disposto a votare chiunque dica ci penso io e che passa da Grillo a Meloni stritolando Salvini (si trema al pensiero che il prossimo possa essere qualcuno che riassuma il peggio di tutti e tre), che si somma al 4% di zoccolo duro di fratelli e sorelle d’Italia, e siamo all’oggi. Il refrain? “Non sono ricattabile”.

Ma il problema non è essere ricattabili: il problema è che in cassa non c’è un euro, non ci sono possibilità di investimenti, la sanità è allo sfascio, mezzo governo è indagato o sotto processo, esponenti di quell’area sono condannati in via definitiva (Montaruli) o patteggiano (Toti) e stanno ancora dove stanno; si va in Arabia, si portano a casa dieci miliardi di investimenti (per cosa, per dove, per quando, in cambio di cosa: tutto questo non si sa); non c’è uno straccio di politica industriale; è sparito dalle mappe il ponte sullo Stretto; delle grandi riforme non parlano più – perché le fanno sotto banco? -: si potrebbe andare avanti a lungo, arrivando all’educazione sessuali affidate ai comitati integralisti cattolici e che l’Italia era diventata una teocrazia non ce l’avevano nemmeno detto.

Nessuno dei miracoli promessi in campagna elettorale è stato mantenuto. Ma si rispolverano nemici. Prodi in testa, che ha smesso di fare politica attiva da più di un decennio. E la magistratura che tanto odio ha fatto uscire dal fegato di Berlusconi: del resto i fanatici delle destre vengono tutte da lì, intanto lo si rispolvera. Per la santità c’è tempo. Poi le coppie dello stesso sesso. E i négher. Perché questa destra ha bisogno di un oggetto di culto, possibilmente fasullo, da ergere a capo spirituale (ad avercelo uno spirito).

Così siamo tornati di colpo indietro di trent’anni: un paese ingessato che non produce, che non ha un soldo, che non spende e non guadagna, sempre più incolto e furioso, e questo governo cialtronesco che ha solo due problemi: la magistratura e i migranti. Se non sembra di stare al circo diteci voi cosa sembra.

Intanto l’opposizione abbaia incongruenze invece di elaborare l’opposizione.

 

 

(29 gennaio 2025)

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