“Si dice che la stampa fa un buon lavoro per i cittadini e la democrazia se è il cane da guardia del potere, non il cane al guinzaglio di chi governa in quel momento. Solo così le Istituzioni possono migliorare la propria azione per il servizio pubblico!”.
Così la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, in merito agli attacchi rivolti al quotidiano La Repubblica dal Presidente del Lazio Francesco Rocca durante la seduta del Consiglio regionale. L’intervento di Mattia dopo che il presidente della Regione Lazio Rocca, durante il consiglio regionale del 26 novembre, quindi da una sede istituzionale, ha duramente attaccato il quotidiano Repubblica e la redazione romana la cui informazione è rea di permettersi di criticare le scelte politiche della sua giunta – peraltro praticamente immobile da mesi – e augurandosi la chiusura del quotidiano.
Sulla questione è intervenuto anche il CdR di Repubblica con la nota che pubblichiamo di seguito:
Il presidente del Lazio Francesco Rocca ieri ha utilizzato la sede istituzionale del Consiglio regionale per un inqualificabile attacco al nostro giornale a causa di alcuni articoli da noi pubblicati e a lui sgraditi.
Rocca si è detto felice di sapere che perdiamo copie, facendo intendere di bramare la nostra chiusura; nel farlo si è avventurato in una tragicomica lezione di giornalismo che tradisce la propria concezione di stampa come un soggetto non libero ma al servizio della politica.
Il presidente Rocca dovrebbe vergognarsi delle sue parole e delle neanche tanto velate intimidazioni, ma dubitiamo che lo farà. Sappiamo bene che al governo, del Lazio e del Paese, c’è una classe dirigente ansiosa di fare sfoggio di ignoranza e al contempo allergica a chi fa il nostro lavoro con serietà e indipendenza di giudizio.
Siamo quindi solidali con i colleghi coinvolti e con la redazione della cronaca di Roma. Lo abbiamo scritto più volte in questi anni: i potenti passano, il giornalismo resta.
Il Cdr di Repubblica
Non è mai un buon segno quando un politico si augura la chiusura di un quotidiano a lui, e alla sua parte politica, sgradito.
(28 novembre 2024)
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