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Luca Giurato: il teorico del “golpe affettuoso”

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di Vittorio Lussana

Sono realmente dispiaciuto per la scomparsa di Luca Giurato. La persona era meritevole, divertente, affettuosa con tutti. Proveniva da Paese Sera e ricordava spesso quella stagione indimenticabile per la sinistra italiana, che gli permise, con molte speranze, di approdare in Rai.

Poi giunsero gli anni ‘80. E comprese che doveva mettersi in gioco anche come conduttore televisivo. Al Gr 1 fece un ottimo lavoro come direttore. E mi ricordava sempre, al telefono, che la radio era una grande scuola di giornalismo. Anche lui, aveva nostalgia di Craxi e Berlinguer: “Politici veri, con i controcojoni”, diceva sempre.

Mi telefonava spesso. E si dilungava in lunghe considerazioni, donandomi le sue impressioni sui politici. E mi chiedeva: “Ma tu cosa ne pensi? E’ una brava persona”? Perché lui non era tanto interessato alle collocazioni, alle alleanze ribaltabili, alle giravolte e alle capriole: tutto si poteva fare in politica, purché le persone si comportassero umanamente. Purché si fosse tutti amici. Io, per scherzo, gli dicevo che era l’unica persona al mondo capace di mettere a segno il golpe affettuoso, per obbligarci tutti a volerci bene, ad andare d’accordo per forza. E lui rispondeva con una delle sue chiose finali: “Massì, chissenefrega! Comandasse pure (Berlusconi, ndr): basta che nun rompa li cojoni”. Oppure: “Abbiamo sopportato i democristiani per un sacco di tempo: resisteremo anche a lui”.

Negli anni ‘90, la Gialappa’s Band iniziò a bersagliarlo di critiche. Ma lui sapeva incassare: non si legava al dito nulla, mai. Nemmeno i giudizi più velenosi. E cercava di prendere nota: non era mai stanco di imparare. Da tutti, senza distinzioni. Io avevo spesso da fare in ufficio: lo mettevo in viva voce e lui parlava da solo, mentre facevo altro. Non lo facevo apposta: avevo veramente molte cose da fare. Ma nei suoi lunghi deliri, mi bastava prendere l’ultimo concetto per recuperare l’intero discorso. Perché era una persona totalmente trasparente: non nascondeva mai niente. Gli invidiavo la sua seconda moglie, Daniela Vergara, che negli anni ‘80 era una delle giornaliste più sensuali della televisione italiana. Glielo dicevo apertamente. E lui ammetteva che l’incontro con Daniela era stato un vero e proprio colpo di fulmine: “Daniela possiede il vero fascino mediterraneo: sono un uomo fortunato”.

Poi cominciava una delle sue lunghe digressioni di costume: “Ma secondo te, il colpo di fulmine è diverso dall’amore costruito col tempo”? Io insistevo con la mia distinzione tra l’amore idealistico e quello carnale, che avevo conosciuto più di recente. Avevo vissuto un lustro, in cui ero letteralmente posseduto da un corpo femminile, che mi aveva letteralmente reso prigioniero. Un amore molto fisico, materiale, da cui non riuscivo proprio a distaccarmi, nonostante la persona mi avesse deluso da tempo. E lui mi diceva: “Guarda che le donne insegnano sempre: adesso, sei vaccinato anche in questo”.

Persone come Luca Giurato non esistono più. E ci mancheranno tantissimo, ne sono sicuro.

 

 

(13 settembre 2024)

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