di Daniele Santi
Nel centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, antifascista la presidente del Consiglio Meloni sempre fieramente muta rispetto alla questione – la stimolavano troppo e lei, come fanno gli uomini tutti d’un pezzo, vuole fare le cose quando decide lei – è riuscita a dirlo. Giacomo Matteotti “uomo libero e coraggioso”, venne ucciso “da squadristi fascisti”.
E’ un mondo, il favoloso mondo di Giorgia Meloni un po’ statista e un po’ populista, un po’ Generale dell’esercito dei Fratelli d’Italia e un po’ Evita Peron, dove le cose devono andare come vuole lei e quando lo dice lei: e quale occasione migliore del centenario dell’assassinio di Matteotti da parte delle squadracce fasciste, o meglio, nel giorno del centesimo anniversario dell’ultimo discorso in Parlamento del deputato antifascista ucciso da fascisti al servizio di Mussolini, che cade guarda guarda proprio alla vigilia delle elezioni europee? L’occasione era troppo ghiotta per non saltare il fosso.
Un’affermazione ovvia, ma non per lei, e forse nemmeno per i suoi che potrebbero averla presa male. Ma tanto comanda lei, nel partito unico di famiglia che anche alle Europee dell’8 e 9 giugno farò il pieno di voti di quegli elettori che pur di stare a destra voterebbero persino Vannacci – e infatti gliel’hanno servito sull’impolverato vassoio leghista. Ed è sconcertante che qualcosa di tanto ovvio faccia persino notizia.
“La lezione di Matteotti ci ricorda, oggi più che mai, che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza”, ha detto la premier. E tocca anche applaudire.
Era il 30 maggio 1924 quando Matteotti qui fece il suo ultimo discorso denunciando i brogli e delle violenze dei fascisti alle elezioni dell’aprile precedente. Chiedeva l’annullamento del voto. Fu subissato di insulti dai fascisti e venti giorni dopo ammazzato brutalmente dagli “squadristi fascisti”.
(30 maggio 2024)
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