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Mamma Rai: una disistima totalmente meritata

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di Vittorio Lussana

A prescindere da Giorgia Meloni detta Giorgia, che propone se stessa secondo i canoni del più classico brand populista quasi fosse una venditrice di detersivi porta a porta, la vicenda del collega Franco Di Mare, sollevata a Che tempo che fa da Fabio Fazio su Canale 9, è stato l’esempio perfetto della degenerazione in atto nei nostri rapporti sociali.

Di Mare è un collega bravissimo. Per decenni ha svolto il suo ruolo di inviato speciale su tutti i fronti delle guerre balcaniche con grandissima professionalità, raccontandoci cosa stesse succedendo in quelle regioni dopo la disintegrazione della vecchia Federazione Yugoslava. Una serie di guerre (Bosnia e Kosovo in particolare) in cui si utilizzavano esplosivi e proiettili composti da uranio impoverito, una sostanza che rimane nell’aria in quanto materiale pesante, che dunque veniva respirata dalle persone come se vivessero tutti quanti dentro a un enorme capannone di amianto.

Insomma, per i suoi anni trascorsi in Bosnia, Franco Di Mare risulta oggi affetto da un mesotelioma aggressivo di alto grado. Un tipo di tumore che si prende respirando particelle di amianto, senza saperlo. Di Mare ha pertanto cercato, varie volte nei mesi scorsi, un contatto con la Rai, per poter avere almeno il proprio stato di servizio e conoscere l’elenco di tutti quei posti in cui l’azienda lo ha mandato, al fine di individuare la causa della propria patologia. Nessuno gli ha risposto al telefono, forse perché sono tutti a chattare su Whatsapp o su Telegram, che è tecnicamente come confessare direttamente alla Cia o ai vari hackers pagati da Putin, tutto quel che c’è da sapere su di noi. Di Mare ha anche inviato una serie di e-mail alle caselle di servizio dell’azienda, ma nessuno ha risposto. Un modo di fare assurdo, che ormai si è diffuso tra le persone e che rappresenta l’eccesso opposto rispetto a quando, negli anni ‘90, ci si telefonava persino mentre si era seduti sulla tazza del cesso.

Non si capisce proprio, questa cosa: forse per tirchieria, cioè per non dover comprare gli sms normali; o forse per mandarsi foto e selfie assurdi. Sia come sia, tutti stanno sulla messaggeria di Whatsapp e nessuno si mette al computer per lavorare dalla propria postazione. Ci sarebbe da radunare gli smartphone e i tablet di tutti quanti e dargli fuoco, perché è questo il solo e unico modo per far capire agli italiani che stanno diventando degli emeriti rimbambiti. Gli smartphone, infatti, sono congegni di comunicazione privata, non mezzi di produzione: essi andrebbero utilizzati solo nei casi di emergenza e non nella normalità, dato che la reperibilità rimane un criterio professionale reale. Niente da fare: tutti scemi sono diventati. Compresi il direttore generale e l’amministrazione delegato della Rai, i quali all’Ansa hanno pure dichiarato, con totale nonchalance, “di non essere minimamente al corrente del caso Di Mare”. E grazie al cazzo!

Questi, ormai, anche se li chiami ripetutamente, neanche ti si filano più: puoi pure morire. Tutti i vaghi fanno, per non avere scocciature, come se il resto del mondo non esistesse: degli altri non gliene frega più niente. Persino il lavoro può attendere; persino l’aiuto da fornire a un amico, a un parente, a qualcuno che sta male. Un modo di fare cafone e “ripugnante”, completamente ripiegato sul privato. Un modo come un altro per finire tutti quanti col gettarsi a fiume, se solo qualcuno stabilisce che la cosa vada di moda.

Ed ecco spiegato perché la presidente del Consiglio ci consiglia di chiamarla Giorgia: per opportunismo. Per stringere immediatamente un rapporto diretto con le persone: dopo che l’avranno votata, chi si è visto, si è visto.

Insomma, quanto sei brava, Mamma Rai: sappi che la tua è una disistima totalmente meritata. Perché viene prima del materialismo storico; prima del marxismo critico. Eri ripugnante anche prima. Solo che io ero uno dei pochi a saperlo.

 

(30 aprile 2024)

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