di Vittorio Lussana
Dopo la festa di Atreju, è vero che questa storia è ormai diventata una soap, come ha titolato l’amico Mario Sechi su Libero. E le ragazze si son messe a tirarsi i capelli. La Ferragni si è fatta beccare in un losco affare di finta beneficenza e, ovviamente, ha mostrato il fianco alle critiche della reginetta della festa, che ne ha subito approfittato per rompere le scatole. Anche quelle dei panettoni, che negli anni ottanta ce li tiravamo dai balconi: pensa tu come stiamo messi…
Chiara e Fedez, quando vi dico che le cose vanno fatte con eleganza, non mi date mai retta: la pubblicità ingannevole e il marketing dopato, oltre che scorretti legalmente, svuotano di significato ogni cosa. State più attenti, per favore: trattate un compenso minimo e fatela veramente la beneficenza, no? E’ chiaro che la Meloni finisce con l’aver ragione: chi la sente poi quella? Ha pure due polmoni che sfondano i vetri! Inoltre, ancor prima di lei, aveva ragione Pier Paolo Pasolini: voi giovani generazioni trasformate ogni cosa in marche, con le quali si gioca. E tutto sprofonda nel paganesimo provinciale.
Riguardo a Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio dovrebbe rendersi conto che anche “il suo modello”, che negli anni del berlusconismo ha estremizzato il concetto di “imprenditori di se stessi”, ha le sue colpe. Senza contare il fatto che qui ci siamo dovuti, tutti quanti, inventare un mestiere, giocandoci le nostre carte: altro che “milioni di posti di lavoro”. La beneficenza fatta in passato da Chiara Ferragni e l’aver messo in piedi un’azienda praticamente da sola, sono comunque elementi meritevoli di soppesamento e di valutazione, non da condannare e basta. Perché siete stati proprio voi politici a non produrre alternativa alcuna. Poi, è vero: anche di qua sono altrettanto ottusi e il messaggio ingordo, basato sul feticismo delle merci, non cambia. Il primo a essere deluso sono proprio io, presidente Meloni. Tuttavia, anche il “vostro modello” arriva fino a un certo punto, ma poi si ferma all’individualismo qualunquista e contraddittorio. Soprattutto quando osannate Elon Musk, che solamente per i nomi che ha appioppato ai propri figli, dovrebbe farsi dare una guardata da uno bravo…
E’ vero: le giovani generazioni non vogliono sentir ragioni, né consigli. Essi inseguono una deriva neo-liberal, utilizzata come paravento: è sempre la stessa minestra, alla fine, senza neanche fare lo sforzo di fondare una scuola, per insegnare anche alle altre ragazze come si veicola un messaggio. Non basta farsi i selfies in mutande o registrare video da caricare in rete: cambia la tecnologia, ma son sempre le stesse cose da oltre 30 anni. Ognuno pensa solo e unicamente a se stesso: altro che socialismo liberal…
Gli anni ’80 erano ben altra cosa. Alan Parson vinse persino un premio, per l’eleganza con cui veicolò l’uscita di Ammonia Avenue. Alla fine, si tratta di dilettantismo: non siamo noi boomers che, siccome siamo invecchiati, adesso rompiamo le uova nel paniere. Io continuo a dire sempre le stesse cose, ma prima di capire, anche a sinistra devono sbatterci il muso: non c’è niente da fare.
Non si capisce che problema hanno, le nuove generazioni: gli hanno rubato gli omogeneizzati da piccoli? Sono caduti dal seggiolone? Perché non leggono un cavolo e non ascoltano nessuno?
Mah… Io resto perplesso. Molto perplesso.
(19 dicembre 2023)
©gaiaitalia.com 2023 – diritti riservati, riproduzione vietata