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Omofobia. Il rapporto ILGA 2023 colloca l’Italia sempre più in basso sotto Grecia, Ungheria, Macedonia e Bosnia

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di Paolo M. Minciotti

L’Italia è al 34° posto in Europa nell’uguaglianza delle persone LGBT. Lo scrive “il nuovo rapporto ILGA Europe sull’uguaglianza delle persone LGBTI in Europa fotografa un’Italia che va sempre più indietro, dal 33° al 34° posto, a pari merito con la Georgia e sotto Paesi come Grecia, Svizzera, Croazia, Bosnia, Albania, Slovenia, Macedonia che fanno piccoli passi avanti. Il Governo Meloni esca dalla retorica e ci dica, in vista del 17 maggio, se non prova vergogna a guardare Francia, Spagna e Germania lasciare l’Italia indietro anni luce sui diritti umani”, citato da una nota stampa di Rosario Coco, Presidente di Gaynet.

“L’Italia resta indietro anche rispetto all’Ungheria, che almeno sulla carta ha una legge sui crimini d’odio omotransfobici, nonostante i tentativi di Orbán di censurare i temi legati alla sessualità nelle scuole” continua la nota. “Il rapporto, considerato un’indicatore chiave dall’Unione Europea, monitora le leggi che garantiscono sull’uguaglianza in ambiti quali lavoro, scuola e salute, la famiglia, i crimini d’odio, l’autodeterminazione di genere, l’integrità dei corpi, gli spazi per la società civile, il diritto d’asilo. Le uniche garanzie presenti nel nostro Paese si riassumono in poche righe: la normativa sul lavoro del 2003, che menziona solo l’orientamento sessuale; la legge Cirinnà del 2016, senza la stepchild adoption; la legge per la riattribuzione del sesso datata 1982, ormai obsoleta per l’autodeterminazione delle persone transgender; la sentenza della Corte Costituzionale del 2015, che rimuove solamente l’obbligo di interventi chirurgici per la rettifica del sesso anagrafico; la possibilità di richiedere asilo per le persone perseguitate in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere, ottenuta a partire dal 2007.  Quest’ultima tutela, in particolare, è sotto attacco diretto da parte di un disegno di legge presentato dalla Lega. Non rientra nel rapporto, per ragioni cronologiche l’attacco frontale subito di recente dalle famiglie arcobaleno, con il blocco del riconoscimento degli atti di nascita a livello comunale, la stigmatizzazione pubblica della genitorialità omosessuale e la violazione dei diritti di bambine e bambini, ignorando gli appelli della Corte Costituzionale e delle Istituzioni UE. Tenendo conto di questi elementi – conclude Rosario Coco – l’Italia è destinata probabilmente a un ulteriore declassamento nella graduatoria ILGA, considerando l’assenza strutturale della maggior parte dei provvedimenti tra educazione, sanità, famiglia e autodeterminazione di genere”.

 

(12 maggio 2023)

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