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La raccapricciante demagogia tribunizia del Movimento 5 stelle, romano e non #pensieriniromani di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana

Ovviamente, proprio coloro che a Roma non hanno risolto nulla sul fronte dei rifiuti urbani, cioè gli esponenti del Movimento 5 stelle, oggi si astengono dal sostenere il finanziamento, previsto dal Governo nel decreto Aiuti, per la costruzione di un nuovo termovalorizzatore. La Giunta Raggi ha avuto 5 anni per avviare un sistema di smaltimento e riciclo della spazzatura capitolina: non sono tantissimi, ma neanche pochi. Eppure, dopo aver contribuito a trasformare la questione in un’emergenza, adesso i grillini si oppongono a quei rimedi da ultima spiaggia che essi stessi hanno trasformato in scelte obbligate.

E’ vero: c’è la questione dei costi, che secondo alcune voci di corridoio sarebbero già raddoppiati rispetto alla somma prevista di circa 6 miliardi di euro. Ciò non toglie che il velleitarismo grillino si dimostri, ancora una volta, la conseguenza di un approccio tardo-ideologico rispetto alla concretezza necessaria per risolvere i problemi di Roma. Inoltre, proprio gli esponenti romani del Movimento 5 stelle appaiono particolarmente riottosi verso ogni genere di critica, nonostante le brutte figure siano state numerose e palesi.

L’impressione principale, in merito all’ambiguità del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, rimane quello di una compagine che non sa neanche più quali pesci andare a prendere: da un lato c’è la tentazione di tornare alla propaganda populista; dall’altra, non sembra esserci la benché minima idea sul come approcciare metodologicamente questa difficilissima fase del Paese. Siamo probabilmente alla fine di un ciclo. Proprio adesso che da destra stanno giungendo critiche parzialmente fondate di ambientalismo ideologico, ovvero di strumentalizzare la materia per sostituire il vecchio dottrinarismo marxiano.

Siamo di fronte all’ennesima evidenza di una forza politica che ha mal selezionato la propria classe dirigente, che si è mossa solo ed esclusivamente per raccogliere il voto di opinione: un segnale di demagogia tribunizia, di ricorso a vuoti slogan, puramente protestatari, che alla fine della fiera lasciano le cose esattamente come stanno. L’idea che destra e sinistra non esistano più, che le competenze contino relativamente e che basti essere “onesti” per fare politica, sono tutti elementi che, in realtà, stanno segnando il passo. Anche a destra, a dire il vero. Tuttavia, il Partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, uno straccio di conferenza programmatica, tanto per chiarirsi le idee, per lo meno l’ha organizzata, in quel di Milano. Al contrario, proprio il M5S sembra aver perso ogni stimolo a una riflessione interna, che sembra mancare completamente.

Il rischio che sta correndo l’intero Paese, purtroppo, è quello di affidarsi, in futuro, a demagogie e populismi altrettanto astratti. Possiamo solamente sperare che l’opinione pubblica comprenda la questione e non sia tentata dall’inseguire nuove disavventure, dato che una classe dirigente in grado di aggredire i problemi scarseggia anche in tutte le altre formazioni e compagini. Ed è questo il vero problema di fondo: la cittadinanza italiana, presa nel suo complesso, non sa più dove andare a sbattere la testa.

Si tratta di rischi in merito ai quali molti esponenti grillini erano stati più volte avvertiti. Non basta, adesso, fare scouting in fretta e furia: l’intera classe politica italiana, presa nel suo complesso, sembra aver esaurito tutte le personalità dotate di un certo grado di esperienza. E non basterà la buona stima che Giuseppe Conte si è guadagnato durante i suoi anni a Palazzo Chigi a risollevare più di tanto la situazione, dato che siamo di fronte a un fallimento complessivo, strutturale, che tende a premiare la mediocrità.

Eppure, c’è ancora gente in giro, soprattutto sui social, che non ha ben compreso la lezione: povera Roma mia. E povera Italia.

 

(3 maggio 2022)

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