di Redazione Roma
Polaroid Blooming, il recente progetto di Gaia Adducchio, è frutto di un percorso accidentato di liberazione dal trattamento collaudato della materia fotosensibile e dalla rappresentazione del conoscibile. Con questo lavoro l’autrice, nota per il rigore e l’intensità della sua fotografia analogica in bianco e nero, eccede le categorie “mediali” a noi note e intraprende un iter tecnico/generativo non convenzionale che dall’intervento fisico sulla materia vergine passa attraverso una minuziosa lavorazione digitale fino a restituirle una nuova, trasfigurata consistenza tangibile. Non si tratta di fotografia né di pittura digitale: Polaroid Blooming è il risultato della manipolazione tattile ed esposizione di un’emulsione fotografica auto sviluppante (quella brevettata dalla Polaroid Corporation) che, trasformata digitalmente in una matrice formale “nuda”, conosce una seconda vita di luce, colore e texture attraverso gli algoritmi dell’elaborazione informatica. È qui che, libere da ogni costrizione, affiorano e si sovrappongono proiezioni inconsce e corrispondenze inattese in cui lo sguardo oscilla avidamente dal generale al particolare, tra astrazione e pareidolia. Una volta messo a punto in ogni suo tassello, quel tappeto cromatico di minuscoli pixel si riappropria della sostanza fisica in una rinnovata scala dimensionale, attraverso un accurato processo di stampa su carta applicata a lastra metallica. Cos’è, dunque, Polaroid Blooming? È un accadimento estetico che culmina in scenari onirici ad alto tasso di godibilità, dove analogico e digitale vivono l’uno nell’altro senza prevaricazioni, in una serie di composizioni di esuberante potenza immaginifica. Se, come scriveva Paul Éluard, “non c’è modello per chi cerca ciò che non ha mai visto”, allora Polaroid Blooming è un’autentica rivendicazione di libertà estetica.
La rassegna sarà ospitata in galleria fino al 4 marzo 2022.
(17 febbraio 2022)
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