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L’anagrafe di Roma non registra i figli delle coppie omosessuali. Non c’è da stupirsi

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di Paolo M. Minciotti #Roma twitter@gaiaitaliacomlo #LGBTQ

 

 

Circa un mese fa a Torino la consigliera comunale PD Chiara Foglietta e la sua compagna Micaela Ghisleni festeggiavano la registrazione all’anagrafe del loro bambino Niccolò Pietro, ottenuta con l’augusta benedizione della Sindaca Chiara Appendino, “Quella Brava”. Un traguardo importante, ma che riteniamo la Sindaca Appendino abbia tagliato per convenienza politica e non per avere sposato la causa. Alla fine però ciò che conta sono i risultati perché quell’azione ha fatto in modo che per la prima volta il Comune di Torino registrasse all’anagrafe un bambino nato da due madri regalando nuovi diritti a molte coppie dello stesso sesso e, soprattutto, ai loro figli.

Virginia Raggi la Favolosa, sindaca dei miracoli di Roma Caput Mundi, non ha invece bisogno di piacere, perché lei Favolosa lo è per diritto, così che le cose non sono andate come nella città governata da “Quella Brava”. Al contrario l’ufficio anagrafe del Comune di Roma si è rifiutato di registrare una bambina nata da una coppia omogenitoriale che, legalmente, risulta avere un solo genitore. Hanno denunciato l’accaduto l’associazione Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford (Avvocatura per i diritti LGBTI) che hanno seguito la vicenda fornendo il supporto legale e che raccontano come la Sindaca del Pannolino Lavabile, già Delle Funivie e dei Sesterzi, abbia delegato all’anagrafe la decisione “dimostrando di non voler prendere posizione”.

Non è una novità. La Sindaca di Roma è così occupata a scrivere comunicati stampa per giustificare ciò che non fa o non è in grado di fare, da non avere tempo per il governo della Città. Dal suo infausto insediamento, nel giugno del 2016, la Sindaca dello Svenimento Facile, rifiuta di incontrare le associazioni LGBTQ della città e non si preoccupa nemmeno di rispondere alle loro sollecitazioni. Semplicemente le ignora.

Un fronte di battaglia aperto per le (a parole) battagliere associazioni della Capitale che, a loro volta, sembrano ignorare la questione e non cercare uno scontro che sarebbe sacrosanto delegando tutto a un gay pride annuale.

 




 

(31 maggio 2018)

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