di Daniele Santi #calcio twitter@gaiaitaliacomlo #Roma
Il pestaggio ad opera di alcuni ultrà romanisti ai danni di un tifoso del Liverpool, nel pre-emifinale di Champions League dello scorso 24 aprile aprile, pone l’accento sulla bestialità di certi elementi nati per sbaglio ai quali inconsapevolmente, e del tutto ingiustificatamente, è stato dato l’appellativo di “umano” per il semplice fatto di averne le sembianze.
Stupidità, animalità, odio, collera, violenza gratuita, intelligenza poca, muscoli meno e senso del gruppo per fare tutto ciò che il gruppo ordina: ecco ciò che spinge certi decerebrati che nel calcio trovano tutto ciò che non hanno trovato nella vita – cioè niente – e che poi si rendono responsabili del massacro di un uomo di 53 anni, in coma neurologico, al quale la moglie insieme ai medici sta pensando di staccare la spina e che lascerà due figli e tutto ciò che aveva perché qualcuno, che probabilmente non sa nemmeno perché lo ha fatto, ha deciso di massacrarlo perché tifoso della squadra avversaria.
Succede così anche in guerra, ma per questi animali feroci travestiti da umani la guerra non esiste perché è l’unica cosa che conoscono. Non si capisce perché dovremmo parlare di loro con civiltà. Sono stati gli agenti della Digos italiana, sparpagliati in incognito tra gli ultrà, a riconoscere i responsabili e a consegnarli alla polizia inglese che è nota per non andarci tanto per il sottile. Unico gesto di civiltà in una storia segnata dalla preistoria cerebrale.
(26 aprile 2018)
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