di Alessandro Paesano #RomaFF12, twitter@Ale_Paesano
Giornata calma e diluita che vede in programma solamente 5 titoli. Film di apertura di questa 12ª edizione della Festa del cinema di Roma è Hostiles (t.l. Ostili) (Usa, 2017) di Scott Cooper tratto da una storia che Donald Stewart scrisse negli anni ’80.
Il film affronta di petto il western senza estetizzazioni o rivisitazioni nostalgiche di un genere che ha fattola storia del cinema americano per descrivere gli effetti devastanti della follia imperialista che si cela dietro la storia degli Stati Uniti d’America, nati dall’esproprio delle terre dei nativi americani da parte di uomini e donne della vecchia Europa.
Senza schierarsi – anche se racconta la storia dal punto di vista americano – il film ci mostra gli effetti di 30 anni di lotte con le varie tribù indiane, le ultime ferocia degli Cheyenne cui fanno da contraltare quelle dei soldati dell’esercito americano. Accanto a ex capi tribù, una volta ferocissimi e adesso morenti di cancro, troviamo soldati consumati da una guerra che li ha trasformati irrimediabilmente rendendoli incapaci di provare emozioni o solitari loro malgrado.
Un film privo di eroi e dei classici lieti fini (ma non disperiamo) che fa riflettere sulla storia violenta xenofoba e prepotente che, allora come ora, attraversa in tralice il vissuto della nazione americana.
Una nazione la cui essenza è dura, solitaria, stoica e assassina come ha scritto D. H. Lawrence in una bellissima frase citata all’inizio del film.
Girato con una splendida fotografia e recitato come solo gli americani sanno fare, senza quell’enfasi che pure ha caratterizzato il genere, Hostiles è uno dei migliori film di apertura della Festa del cinema degli ultimi anni. In Italia il film, distribuito dalla Notorius Pictures uscirà nel 2018. Negli States sarà nelle sale il prossimo 22 Dicembre.
Secondo film della giornata il disegno animato The Breadwinner (t.l. il sostegno della famiglia) (Irlanda, Canada, Lussemburgo, 2017) di Nora Twomey tratto dal best seller omonimo del 2000 di Deborah Elis, in italiano gli è stato dato il titolo Sotto il Burqa) prodotto da Mimi Polk Gittlin e Angelina Jolie.
Il film racconta della determinazione di Parvana la secondogenita di una famiglia poverissima che vive nell’Afganistan dei Talebani che vuole almeno rivedere il padre (un maestro che ha perso una gamba durante la guerra) incarcerato perché considerato nemico dell’Islam(ha raccontato delle storie alle sue figlie emancipando le donne e dando così scandalo).
Senza più uomo in casa e seguendo le regole talebane, la famiglia di Parvana non potrebbe più uscire di casa, così la Bambina pensa bene di travestirsi da maschietto per andare a compare da mangiare (è vietato anche quello). Parvana incontra così una ex compagna di scuola anche lei sotto mentite spoglie maschili e la loro ritrovata amicizia è cementata da un racconto che la figlia del maestro fa all’amica tra quelle insegnatele dal padre.
Fanatismo, irrazionalità, disprezzo per le donne, per chi pensa e per ogni individualità pensante il disegno animato mentre descrive una situazione senza apparente via d’uscita sa regalare incredibilmente momenti di speranza anche a chi la speranza sembra proprio non potersela permettere.
Un film che ricorda come la resistenza non abbia bisogno di eroi che urlano ma di persone che nonostante tutto sanno fare piccoli grandi gesti per ribellarsi a un nemico enorme ma non invincibile. Un film d’eccellenza che speriamo non venga martoriato dal doppiaggio italiano, una volta di qualità, oggi lasciato in mano a guitti che fanno parlare l’infanzia con un’affettazione ridicola.
(26 ottobre 2017)
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