di E.T., twitter@iiiiiTiiiii
La bella, necessaria, manifestazione di letteratura femminile che si tiene al Pigneto di Roma “Inquiete. Festival di scrittrici a Roma”, tenutosi nei giorni scorsi nel caratteristico quartiere della Capitale, mi da’ finalmente la possibilità di parlare di “Isole” bel romanzo di Gabriella Vittoria Romano (nella foto in alto) uscito già da qualche tempo e che grazie a un fortunato incontro con l’autrice, avvenuto qualche mese fa, ho avuto la fortuna di leggere. Non volevo che il parlarne diventasse una dei tanti scritti frettolosi che popolano il web sotto forma di “recensioni”, ed ho aspettato che ci fosse un buon motivo per parlarne ai nostri lettori, e la manifestazione “Inquiete” me ne da’ finalmente l’occasione.
L’autrice, sembra un’affermazione pleonastica ma vi assicuro che si tratta di tutt’altro, sa scrivere. Di questi tempi è un merito assoluto che non va sottovalutato. La recente esperienza come giurato in un concorso letterario nazionale, che non citerò, mi ha ulteriormente aperto gli occhi rispetto allo spaventoso numero di persone che si dedicano allo scrivere, e all’altrettanto spaventoso livello della loro scrittura. Passatempo, autoanalisi o hobby che sia, ed ognuna delle opzioni è legittima, la letteratura è un’altra cosa. Il libro di Gabriella Vittoria Romano “Isole”, uscito per la collana del Centro di Documentazione Giornalistica “Kokoro” (www.kokorolibri.it), è letteratura. Ottima.
Una donna, la donna-acqua, finalmente stanca di piangere, decide di vivere. In queste poche parole è riassunto l’intero spirito del romanzo. Uno spirito che grida di rinascita e morte del presente per la gloriosa vita del futuro; incarnato in un corpo che decide di adattarsi alle esigenze di cambiamento interiore e che ne diventa non solo complice, ma fedele alleato, all’interno di una lungo racconto di esperienze personali, famigliari, spirituali, amicali e di coppia che l’autrice ridipinge colorandole dello spirito fiabesco che ogni autore che si rispetti è in grado di utilizzare per raccontare le storie che vuole, senza che il suo ego le trasformi in un racconto della propria esistenza, distaccato da quell’osservazione disincantata che è propria del narratore. Se si può muovere un appunto all’autrice, ma è davvero una piccolezza, è una certa tendenza all’autocompiacimento nella ricerca del profondo, forse per il timore di apparire superficiale.
Il libro, godibilissimo, si legge in fretta, ma una volta chiuso consiglio di riaprirlo e leggerlo di nuovo.
Succede con gli ottimi libri. “Isole”, lo è. E la sua autrice è indubbiamente un’autrice di talento che vogliamo rileggere presto con nuovi lavori. Il libro è stato presentato dall’autrice con l’ausilio alla lettura della brava attrice romana Antonietta D’Angelo.
(24 settembre 2017)
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