di G.G.
Dunque la faccenda dei dossier contro De Vito, candidato della corrente Lombardiana del M5S fatto fuori in malo modo e, pare, a colpi di dossier falsi per far trionfare Nostra Signora dell’Incapacità Virginia Raggi la Magnifica, porterebbe due indagati in più in Campidoglio. Perché di qualche indagato ogni giunta che si rispetti, sente sempre un po’ la mancanza. Figuriamoci quella tutta onestà del M5S a Roma che tra arresti, avvisi di garanzia alla Sindaca e ad ex assessori e dimissioni non si è fatta mancare, e non ha fatto mancare ai romani, nulla.
Scrive La Repubblica di “un’ipotesi di reato – la calunnia – e almeno due indagati, il fascicolo aperto a fine gennaio dalla Procura di Roma per il presunto dossieraggio ai danni dell’attuale presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito. All’inizio del 2016 “fatto fuori” dalla corsa per le Comunarie indette dal M5S per individuare il candidato sindaco della capitale, sulla base di un’accusa – aver trafficato su una licenza edilizia – poi rivelatisi del tutto falsa”.
Starebbe quindi accelerando l’inchiesta sul “processo” interno a De Vito, e sulla trama ordita con prove fasulle dai suoi ex colleghi in consiglio comunale, compresa Virginia Raggi la Favolosa, insieme a Daniele Frongia, ora vice-sindaco ed Enrico Stefàno, che avrebbero sollevato il sospetto che il candidato dato per favorito tra gli iscritti al M5S (cos’era? Uno vale uno?) avesse commesso un abuso d’ufficio nel corso del suo mandato in Campidoglio.
Continua La Repubblica scrivendo che a suffragare l’ipotesi della Procura, tuttavia, c’è un elemento considerato decisivo. Il 7 gennaio 2016 l’ancora ignaro “imputato” viene convocato – insieme a Raggi, Frongia e Stefàno – alla Camera. Alla presenza dei deputati Alessandro Di Battista e Carla Ruocco (allora membri del direttorio, poi sciolto), di Roberta Lombardi, Paola Taverna ed Enrico Baroni, con i capi della Comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi a far da supervisori, i tre colleghi accusano “Marcello” di abuso d’ufficio, esibendo il parere di un autorevole legale. Daniele Frongia, che però successivamente negherà questa circostanza, addirittura lo sventolerà, senza però dire – di fronte alle insistenze di un De Vito visibilmente scosso e incredulo – quale avvocato lo aveva redatto. Uscito da Montecitorio, lui torna a casa per cercare tutti i documenti che provino la sua estraneità. Li trova e, quella stessa sera, scrive una mail in cui non solo spiega che “l’accesso agli atti è stato correttamente richiesto per le motivazioni di cui alla mail di Paolo Morricone, nostro avvocato regionale, che riporto di seguito (e che allego)”, ma chiede, visto che “la vicenda è molto grave”, di “valutare ciò che si è verificato oggi nei miei confronti, alla luce delle accuse che mi sono state mosse”.
E’ il favoloso mondo a 5Stelle, baby. Quello dove uno vale uno e dato che su una poltrona più di uno non ci sta…
(27 aprile 2017)
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