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Virginia Raggi esporta i fallimenti della sua giunta anche in America: il M5S diventa brand

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di G.G.

 

 

 

 

 

E’ in pompa magna che Virginia Raggi la Magnifica è pronta ad esportare l’incapacità della sua giunta anche in America dove, novella ambasciatrice dell’avventura politica della Casaleggio Associati, si troverà dal 14 marzo impegnata nell’impossibile impresa di far mettere radici al brand M5S oltreoceano. Come se il trumpismo non bastasse. E’ un vera ossessione quella dei 5Stelle per gli Stati Uniti: da tempo infatti, gli incolti, ingenui ed impreparati nullafacenti assurti all’agone politico grazie al genio del Vate (che si li è scelti semplici per dominarli meglio), sperano contro ogni speranza di entrare nelle grazie dell’establishement statunitense accreditandosi come forza di governo.

Nostra Signora delle Traversate se ne va per la seconda volta all’estero, dopo essere stata in Polonia dove la sua presenza ha confermato che le sofferenze dei polacchi sono la conferma dell’esistenza della divinità cui era fedele il papa di Cracovia, anche se lei era lì per un improbabile “Viaggio della memoria” ad uso propagandistico, perché il linguaggio dei suoi dimostra che di memoria, oltre che di testa, i Signori della Galassia a 5Stelle, non ne hanno granché.

Raccontano che Virginia Raggi sarà a New York per incontrare il Sindaco Bill De Blasio (possiamo anticiparvi, prima del Sacro Blog, che la visita sarà uno straordinario successo e De Blasio osannerà le non scelte dell’inutile Prima Cittadina della Capitale), in un incontro a tre che dovrebbe coinvolgere anche la Sindaca di Parigi Ana María Hidalgo, cosa rispetto alla quale ci permettiamo di nutrire qualche dubbio.

Ovviamente il M5S cerca di puntare ad un incontro con il presidente Trump, che proprio mentre scriviamo ha reso noto di avere firmato un nuovo decreto anti-immigrati che coinvolge il blocco dei visti da Iran, Libia, Somalia, Sudan, Siria, Yemen. In questo è possibile che Trump ed il M5S abbiano qualcosa in comune. E’ altrettanto possibile che Trump, ad incontrare la Sindaca di Tutti i Fallimenti non ci pensi nemmeno.




In chiusura suggeriamo sommessamente che se a viaggiare a New York fosse stato un rappresentante del PD, di Forza Italia o di qualsiasi altra forza politica gli astuti esponenti pentastellati avrebbero depositato fior di interrogazioni su chi paga cosa.

 

 

 

(6 marzo 2017)



 

 

 

 

 

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